Antonio Gentilini
 
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Alcuni giudizi critici
 
**  Gentilini nel corso  del suo fervido lavoro  di restauratore, affreschista e decoratore (oltre 40 le chiese in Friuli portano  l’impronta della sua arte ) nonche’ pittore dell’ assiduità quotidiana; modesto e schivo preferiva  piu’ dipingere che esporre, desumendo i suoi temi  dalla realtà piu’ vicina: la campagna, i fiori, le nature morte. (Dopo  la tragedia del terremoto) saranno invece la grande forza morale e uno spirito  di cristiana rassegnazione a fargli affrontare nel 1977 la malattia mentre sublimi  come  il canto  del cigno  dipingeva gli ultimi fiori , eterei e vibranti di luce,  a significare l’armonia raggiunta attraverso cio’ che Gentilini amava di piu’ : la pittura  (Giovanna  Calvo Di Ronco , Sacile 1993).
 
** Nella storia della pittura contemporanea A. Gentilini ha incarnato l’essenza del messaggio tipico  della cultura e della civiltà friulana ;  amò essere se stesso, con il proprio bagaglio d’autore e caratterizzato dal sano realismo senza mai cedere alla suggestione di comode lusinghe correntizie; l’attuale retrospettiva è l’ennesima prova-provata del valore di questo testimone del tempo andato… esprime con vigore l’universalità degli affetti ( Natale Zaccuri, Venzone 2004).
 
** La sua e’ una pittura austera…la pennellata sciolta , rapida, piena di spontaneità e perfino scintillante in certe composizioni  floreali.
Dopo un primissimo accostamento  al verismo naturalistico di tradizione  ottocentesca, Gentilini si apre  fin dal ‘35-’40 ad una maggiore  immediatezza espressiva,  che resta sempre legata al reale, trasferita però in una dimensione meno descrittiva e più espressionistica.
Ad una esperienza ‘pacacubista’ si collegano le opere degli anni ’70 in cui sembra decantarsi ogni vitalistico  slancio giovanile e aprirsi una parentesi lirica e meditativa. I soggetti vengono isolati in mezzo a evanescenti atmosfere di grigi e marroncini ed abbiamo la nascita di alcune tra le opere migliori che abbiamo visto  nella produzione friulana della seconda metà del nostro secolo
 (Adalberto Leandrin, Pordenone 1983).
 
** Antonio Gentilini , pittore nostro caro e bravo : è innegabilmente  un artista e la qualifica di autodidatta gli va ascritta a merito anzichenò; egli con i fatti ci dà la misura di un bisogno  che non si sazia e che è tipico di chi ha urgenza di esprimere e materia da esprimere ( Luigi Bront, Lignano 1966).
 
** Gentilini ha affrescato diverse chiese del Friuli (son qui esposti documenti, fotografie e spolveri)  e la sua attività decorativa non è certo inferiore come valore a quella propriamente pittorica. La sua evoluzione artistica appare netta e precisa fino alle ultime opere nelle quali il soggetto diviene puro pretesto per pennellate morbide e delicater  in lavori nei quali tutta la liricità del colore traslato dai grandi maestri veneti assume una personalità tutta particolare… doti di questo umile e bravo artista friulano (Giuseppe Vasi, Remanzacco 1981).
 
** Gentilini è un pittore che si può ripercorrere anche a ritroso a partire dagli ultimi raggiungimenti  che sono di altissima qualità e proprio perché sul crinale, sul momento di saldatura tra il figurale e l’astratto  e sono i raggiungimenti degli ultimi anni ‘70, e andare da questo altissimo livello di spiritualità al corposo realismo passando attraverso le varie fasi, quella esaltante (scatenante, meglio, dal punto di vista artistico e tematico  del terremoto ) attraverso quella che sembra  una fase realistica dei primi anni ’20, fino al realismo umile e concreto ma già magistrale delle origini. Un uomo che teneva l’arte creativa non ai margini della propria vita ma come ciò in cui ci si rifugia proprio quando il bisogno di creare deve esplodere; ha fatto del lavoro quotidiano, dell’umile lavoro della decorazione, della paziente testarda fatica dell’artigiano la maniera, la ‘sua’ maniera di essere che è poi rispondente a una convinzione morale di questo popolo  che è così vario e impastato, com’è il popolo della nostra terra…: c’è una tale potenza esplosiva, c’è una tale ricchezza di idee, c’è una tale fedeltà ai valori della tradizione ma una tale apertura anche verso le novità del linguaggio artistico ed estetico in Gentilini, che  il discorso non può essere conclusivo , ma soltanto appena aperto
(Pietro Nonis, Pordenone 1983).
 
** Gentilini è autore onesto, appartato in un suo mondo naturalistico  e descrittivo,  che trasfigura e alleggerisce con una vena d’ingenuo lirismo nei monotipi, o esaspera espressionisticamente negli olii; i monotipi hanno vaporosità e sottili sfumature. Pittura esile eppur piacevole e distensiva che talvolta raggiunge un clima d’incantata poesia; le nature morte per la loro secca deformazione formale non mancano d’efficacia (Licio Damiani,  Cividale del Friuli 1967).
 
** Il lavoro di affrescatore ci sembra traspaia chiaramente anche  nei suoi olii, quasi tutti paesaggi e qualche natura morta; … la indiscutibile disinvoltura della pennellata, una indubbia freschezza e validità pittorica    (Luciano Padovese, Pordenone 1975).
 
**   Al di fuori di ogni suggestione di corrente rimase, invece, Antonio Gentilini (1908-1977). La sua pittura si caratterizza per una spontaneità rustica e per una ‘selvatica’ immediatezza…  A interessarlo era  il paesaggio friulano, descritto non in termini arcadici o ‘suggestivi’, ma con un bisogno di verità e con una sorta di intima sofferenza. La sua pennellata era di una ruvidità quasi legnosa, adatta a esprimere la tematica autenticamente ‘popolare’ di un artista che non amava rifarsi a moduli in un certo senso codificati dalla situazione culturale del momento ma che era portato piuttosto ‘a capire e a interpretare il senso immediato della vita che lo circonda (G. Brussich)’.  
 
** Le composizioni di Gentilini si articolano in colori dalle tonalità basse, campiti in zone molto nette, con una opacità affine alla sabbiosa intensità dell’affresco. E all’affresco il pittore dedicò gran parte della sua attività. Ha lasciato cicli pittorici in molte chiese del Friuli. Tra i più importanti la ‘Crocifissione’ nella parrocchiale di Vernasso e  i simboli degli ‘Evangelisti’ a Ziracco.
(Licio Damiani, Arte del ‘900 in Friuli, 1982).
 
** Essenziale nel disegno  e nella struttura ha saputo collocarsi a pieno titolo  nel panorama artistico friulano del secolo appena trascorso ; con un linguaggio severo e delicato insieme; una sensibilità che non si svela nelle note squillanti  di tonalità accese, ma sembra celarsi, ritrosa, nel profilo leggero d’un motivo floreale; (quadri) dove nulla è descritto, nulla è narrato, ma tutto è rievocato con pochi tratti ; e l’astrazione è intesa non tanto nella sua essenzialità geometrica, quanto nella sua più profonda accezione, come emozionalità che ha il suo fondamento nella purezza del colore; la sua terra, colta nell’intensità dei suoi valori, i valori solidali della famiglia e della fede.  Il figlio Sergio ci fa riscoprire un artista che ha onorato la sua terra e che con la sua attività ha aggiunto un tassello brillante nel grande mosaico … della terra friulana e  italiana del secolo scorso (Giulio Ragazzoni, Pordenone  Cordovado  2005).